Agnese Moro al Manzoni di Suzzara

servizio su TeleMantova del 5 maggio 2017

 

 

Agnese Moro: il valore di una testimonianza

Storia-diritto-giustizia: i cardini di un’ esistenza

Il 9 maggio del 1978 , in via Caetani a Roma, nel bagagliaio di una Renault rossa,viene ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro,  rapito dalle “brigate rosse” il 16 marzo, tenuto prigioniero per 55 giorni, infine “giustiziato”.

Tra i fondatori della Democrazia cristiana e suo rappresentante alla Costituente,  Aldo Moro ne divenne segretario (1959). Fu più volte ministro; come presidente del Consiglio guidò diversi governi di centro-sinistra (1963-68), promuovendo nel periodo 1974-76 la cosiddetta strategia dell'attenzione verso il Partito Comunista Italiano.

Al momento dell’assassinio di Aldo Moro Agnese, la figlia più piccola, aveva 25 anni. Oggi Agnese di anni ne ha sessantatré, più di quelli che aveva suo padre quando fu ucciso: è una sociopsicologa, impegnata nelle attività dell’Accademia di Studi Storici Aldo Moro, ed è l’autrice di "Un uomo così", in cui descrive da vicino la figura del padre.

Una figlia con il cuore fermo a quell'indimenticabile giovedì del marzo '78, quando la violenza del terrorismo cambiò per sempre la sua vita e il dolore di una famiglia divenne il dolore di un'intera nazione. Agnese, donna alla ricerca di giustizia, ha scelto però di non abbracciare la "logica" della vendetta, ma di lanciare messaggi di consapevolezza sul futuro. Ha avvicinato più volte l’esperienza violenta del terrorismo a qualsiasi forma di violenza, inclusa quella sulle donne.

Agnese sostiene che la violenza è un modo miope di rispondere a un problema che non si sa affrontare e per il quale non si sanno trovare vie d’uscita. In queste situazioni, chi la sceglie pensa che buttando giù un problema, lo si risolverà. La violenza è un tentativo di dare risposte “semplici”, ma rispondere non è mai semplice; anzi è sempre estremamente complicato. Il bello della vita, però, sta anche in questo, nel cercare e trovare risposte.